Verbale della Giuria ed. 26 - Gruppo Alpini Arcade


Associazione Nazionale Alpini


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Verbale della Giuria ed. 26

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI
Sezione di Treviso e Gruppo di Arcade

PREMIO LETTERARIO
Parole Attorno al Fuoco
PREMIO NAZIONALE PER UN RACCONTO SUL TEMA

“La Montagna: le sue storie, le sue genti, i suoi soldati, i suoi problemi di ieri e di oggi”

XXVI EDIZIONE - Arcade, 13 Giugno 2021
VERBALE DELLA GIURIA



Se è mancata la “quantità” (rispetto a diverse edizioni precedenti), non per questo è venuta meno la “qualità”. Ecco gli elementi caratterizzanti la XXVI edizione del Premio Parole attorno al fuoco, che ha visto peraltro un concorso di autori (54) provenienti dalle varie regioni italiane, a conferma, dunque, di quanto ampia sia la diffusione di questa iniziativa culturale, fiore all’occhiello della sezione Ana di Treviso e del gruppo di Arcade.
Non pochi i nuovi partecipanti al concorso; molti gli “affezionati”, fra i quali i primi classificati, già vincitori, o ritenuti degni dei premi speciali, di edizioni precedenti.

I segnalati sono:

LA TRECCIA
di Denise Antonietti - Feltre (BL)

UNA STORIA… DI MONTAGNA
di Giuseppina Barzaghi - Caprioli di Pisciotta (SA)

UN SORRISO RUBATO AL VENTO
di Dario Bubola - Farra di Soligo (TV)

CANSIGLIO MON AMOUR
di Danila Barel - Cappella Maggiore (TV)

SOOL LA SI DO RE DO SI DO REEEE SOOOOL
di Alessio Benedetti - Cortenova (LC)

ROMILDO, IL CAMMINANTE DEL SILENZIO
di Mauro Caneparo - San Nazzaro Sesia (NO)

IL PORTATORE DEL LAGORAI
di Carla Menon - San Donà di Piave (VE)

La Giuria conferisce come segue i PREMI SPECIALI

“Trofeo Cavalier Ugo Bettiol” per un racconto su tema di particolare attualità a:
TERRA DI NESSUNO” di Giovanni Scanavacca - Lendinara (RO)
Il Covid 19 non è nominato, ma l’atmosfera è quella, e l’alpino che viaggia con un amico sull’ACTL, si trova in prima linea di fronte al virus. Mentre l’automezzo va, sotto la pioggia, pensieri, riflessioni, ricordi si rincorrono nella mente del protagonista. Un incontro su un sentiero di montagna con un vecchio che racconta della guerra: le trincee, gli uomini, l’ambiente; quindi, l’assidua presenza di quel vecchio medesimo in quei luoghi, a trovar testimonianze, piastrine di riconoscimento, brandelli di lettere, scritte sulle pareti di una grotta… Sembrano storie raccontate dalla montagna, con pensieri di eternità, ma c’è una proiezione in questo oggi di guerra contro “un nemico invisibile”, in cui anche il protagonista ha qualcosa in mano: foto “con dei nomi sulle bare” da consegnare ai parenti. Struggente, scorrevole, narrazione, priva peraltro di qualsiasi compiacimento retorico, con un finale di speranza, di vita.

“Rosa d’argento Alpino Carlo Tognarelli” per un racconto avente come protagonista una donna a:
IO E IL PASUBIO di Giuseppina Barzaghi - Inverigo (CO)
Qui, il virus è nominato; e qui è l’esperienza dolente di un’infermiera, il cui morale è duramente messo alla prova, a farci partecipi di un dramma vissuto in prima linea e in prima persona. Il ricordo del bisnonno combattente, legato a una lettera scritta dal fronte e trovata fra le cose della mamma colpita a morte dal “maledetto virus”; quindi, il passaggio di dolore in dolore, inducono l’io narrante a cercare consolazione e speranza su questo monte, per scrollarsi di dosso “la pesantezza dei giorni passati”. Narrazione fluida, capacità di introspezione realistica, con tocchi di delicatezza, sono gli elementi caratterizzanti questo racconto.

La Giuria proclama vincitori della ventiseiesima edizione del Premio “PAROLE ATTORNO AL FUOCO”:

UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE di Carlo Monteleone - Palmi (RC) - 3° classificato
Montagna come vita, ma ad un certo punto, a toglierlo dai ritmi consueti, dalle quotidiane incombenze alle quali, pur vecchio, non vuole sottrarsi, ecco la terribile epidemia, che dovunque miete vite. Ed è proprio a causa di questo malvagio evento che il protagonista, dalla montagna (momentaneamente) si stacca, per rendere omaggio, ad alcuni vecchi amici. Una descrizione essenziale nella sua sobrietà, di un ambiente, di una quotidianità serena, ancorché con mosse-movimenti ripetitivi, in cui affiora il ricordo della guerra vista e vissuta da bambino, una guerra nella quale era in agguato la morte, ma dalla quale scampò... Il funebre corteo di amara tristezza si apre a un finale di dolce melanconia per una lieve carezza, un gesto di tenerezza che viene dal cuore.

INVISIBILE di Katia Tormen - Trichiana (BL) - 2° classificato
Cicatrici visibili, e cicatrici nell’anima. Emblematiche di eventi, ricordi incancellabili nel volgere del tempo e delle generazioni. Con tocchi semplici e delicati, l’autrice rievoca un dialogo col padre, in una sorta di flash back di andamento, quasi, cinematografico. Scene di realtà vissuta e goduta: un genitore dato per disperso in Russia, ma un giorno riapparso alle soglie del paese; un bambino di due anni che gli corre incontro e nell’entusiasmo di quella presenza agognata inciampa, vola letteralmente sulla ghiaia ferendosi a un ginocchio. E’ da quella cicatrice, che la figlia (l’io narrante) apprende una vicenda finita bene, e dalla quale emergono poi altri dolci ricordi familiari, quelli che nessuno potrà mai togliere e fanno compagnia nella vita.

LA MANTELLA DI PANNO di Loreta Chenetti – Belluno - 1° classificato
Il camino della baita non fuma, bussando alla porta, non si riceve risposta. Qualcosa allora è accaduto al vecchio solitario Tibolla? Carabinieri avvertiti, maresciallo scettico ragionante: il vecchio quel giorno può essersi allontanato, quale mai allarme, dunque?! Ma il giovane carabiniere che ben conosce luoghi, uomini e vicende, esprime forti dubbi. Si vada, allora, si vada a vedere, a controllare. E’ lungo il percorso montano che si dipana un racconto originale: la vita di quel solitario, che perso il padre in Russia in tenerissima età, sempre l’ha cercato per le vie del cuore. E la conferma è nelle pagine di un piccolo quaderno scivolato sulla copertina del letto, dove il vecchio Tibolla è spirato. Si leggono aperture di cuore per un padre mai conosciuto, ma che aveva lasciato una vecchia mantella infeltrita, alla quale nella notte, fredda più del solito, l’uomo stanco si è ravvolto. E nell’illusione di essere così nell’abbraccio paterno si è addormentato per sempre.

Giovanni Lugaresi
presidente della Giuria
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