Un Alpino... sull'altare - Gruppo Alpini Arcade


Associazione Nazionale Alpini


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Un Alpino... sull'altare

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Un Alpino... sull'Altare
di Carlo Tognarelli
(da "Fameja Alpina - Anno XXXIX - Gennaio-aprile 1993 - N° 1)



Se per "Alpinità" intendiamo lo stile di vita che ha come punto di riferimento il sistema di valori e di comportamenti, vale a dire la cultura tipica degli Alpini e delle genti di montagna — cosi fedelmente interpretata e rappresentata dall’A.N.A. — cultura che si acquisisce o per la diretta esperienza di vita o per trasmissione mediante i più vari “segni’’ (l’esempio, la parola, l’operatività, l’impegno, ecc. ecc.) dobbiamo necessariamente concludere che Arcade è un paese "alpino” anche se situato in pianura. Prima di tutto perché sono moltissimi, forse la maggioranza, gli arcadesì che hanno fatto propria tale ‘cultura’’ militando nei reparti Alpini; poi perché di essa qui esiste un numero notevole di segni”. Ed i “segni’’, si badi, non sono neutri: ognuno di essi provoca in noi una risonanza interiore che ha una sua valenza culturale.
Vediamone alcuni, a cominciare dal “Panevin’’ che, anche quest’anno, come del resto era facile prevedere, ha incrementato il proprio successo.
Provate a porre agli arcadesi questa domanda:
«Che cosa le richiama alla mente a parola "Panevin”?». Saranno pochissime le risposte quali:
"Le antiche tradizioni popolari’’, o “Una festa foikloristica”, o ‘ La polenta, le salsicce e la pinsa’’; la stragrande maggioranza sarà: ‘‘Gli Alpini’’: dove l’equazione ‘‘Arcade = Alpinità” è solidamente impostata.
Lasciamo pure da parte i ‘‘segni” occasionali o periodici rappresentati dalle numerosissime manifestazioni volute dagli Alpini (raduni, cerimonie, giuramento di reparti, Panevin, incontro con gli alunni, ecc. ecc.); ne restano molti altri di tangibili e permanenti.
C’è la Scuola Elementare, intitolata alla ‘‘Divisione Julia’’, nel cui atrio sono esposti i disegni eseguiti dagli alunni e lo stemma donato daila ‘‘Julìa” per la cerimonia di intitolazione; e già solo questo, indipendentemente dall’opera appassionata del corpo insegnante e dagli incontri annuali con gli Alpini, darebbe una certa connotazione alpina alla formazione degli alunni; connotazione che sarebbe certamente più forte e decisa se fosse stata realizzata l’idea, lanciata qualche anno fa ed inspiegabilmente lasciata cadere, di consegnare ogni anno agli alunni delle quinte classi un distintivo, una medaglietta, un attestato, un qualcosa, insomma, che rammenti loro, tangibilmente e per sempre, la frequenza a quella Scuola.
E c’è il maestoso ed originale monumento, opera dello scultore Benetton, posto proprio all’inizio della “Via degli Alpini”, la cui targa, sia detto per inciso, predisposta per essere illuminata dall’interno, è purtroppo rimasta inesorabilmente buia.
E c’è la Sede del Gruppo, che gli Alpini hanno costruito e che curano con amore ed orgoglio insieme; di cui forse sarebbe assai importante programmare un’utilizzazione più piena e tesa a scopi sociali facendone, per esempio, un punto di incontro per gli anziani o per gruppi giovanili che non hanno dove ritrovarsi, ecc. ‘‘Onorare i morti aiutando i viventi’’; è un motto che l’A.N.A. ha fatto proprio; ed anche questa potrebbe essere una forma di aiuto.
E c’è una pubblicazione, edita nel 1973 in occasione dell’intitolazione della Scuola Elementare, con numerose, interessanti e commoventi interviste ad Alpini combattenti e la storia del Gruppo; storia che dovrà essere integrata e continuata fino al prossimo 1994 quando si terrà a Treviso l’Adunata Nazionale.
E c’è un museo, ricco di pubblicazioni, dì collezioni dì distintivi, medaglie, cartoline, fotografie, dì reparti e cimelì di notevole valore storico e culturale, dì cui è proprietario l’Alpino Ezio Bigolin il quale ha curato anche una ricerca che meriterebbe di essere pubblicata, una vera e propria anagrafe, o ‘‘matricola” che dir si voglia, di tutti gli Alpini che hanno risieduto ad Arcade, elencati ciascuno con cognome e nome, luogo e data di nascita ed eventualmente di morte, reparto di appartenenza, numero di matricola, campagne dì guerra ecc.; dal primo: ‘‘Tentori Arturo di Benedetto e Favaro Virginia, nato a Trebaseleghe il 20/05/1852, 3° Reggimento Alpini, matricola n. 372, residente ad Arcade dal 1861 al 1882 e successivamente emigrato a Negrar”; fino all’ultimo arcadese arruolato nel Corpo.
Qualcuno potrà osservare che di tali ‘‘segni” ed altri ancora se ne possono trovare in chissà quanti altri paesi; e potrà anche essere vero.
Qui però ce n’è uno che è certamente unico e che testimonia l’intensità e l’elevatezza dell’’ ‘Alpinità’’ arcadese: è la porticina del tabernacolo nella quale, su uno sfondo di montagne, prati e filari, sono incise le figure dì Gesù, il Buon Pastore, attorniato da bambini e Santi di un Alpino dall’espressione intensa e vigile, quasi fosse dì sentinella; tanto che, quando la vide, il compianto Don Paolo Chiavacci — Alpino dì razza, uomo e sacerdote ineguagliabile che mi è stato amico fraterno — commentò: ‘‘Il Santissimo’’ non ha certo bisogno dì scorta o dì protezione; ma qualora ne avesse, quella degli Alpini sarebbe la più sicura»; poi, come in una riflessione ad alta voce: «E chi sa come sarebbero andate le cose se quella notte al Getsemani ci fossero stati gli Alpini? Ma no; che dico?! Il Padreterno aveva deciso che andassero cosi»
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