Testimonianze di Guerra

Perché queste interviste

Se è vero, come ci sembra, che "cultura" non significa tanto "saper molte cose nello stesso modo", quanto piuttosto "saper vivere in un certo modo", crediamo di poter affermare che quella Alpina è una "cultura" fra le più autentiche.

Pochi altri, infatti, sanno dare, ciascuno secondo le proprie possibilità, il proprio contributo alla vita comunitaria, in un clima di operosità, di collaborazione, di fratellanza come gli Alpini. In altre parole: ciò che caratterizza la cultura alpina è il "fare insieme" ed in pace, quando l'iniziativa, da chiunque presa, interpreti veramente le istanze culturali del gruppo; cosi come gli Alpini erano usi a fare in quei momenti abnormi della vita dell'umanità che sono le guerre, quando chi impartiva un ordine lo eseguiva "insieme" ai subordinati.

A questo punto si può riportare il discorso a livelli più generali e dire che se certi avvenimenti storici possono essere stati determinati da pochi (i cosiddetti, e più o meno o niente affatto "grandi nomini" la STORIA è un fatto umano, una costruzione comunitaria, opera soprattutto dei più umili, ognuno dei quali resta sempre e profondamente UOMO, con i suoi momenti di generosità e di egoismo, di coraggio e di paura, di consapevolezza e di incoscienza; ma sempre pronto all'incontro con gli altri ed al sacrificio per gli altri: perché questo è l'uomo autentico.

Pubblichiamo queste interviste in dialetto (anche se ne aggiungiamo poi una traduzione a favore di chi non può per ovvie ragioni comprendere il dialetto locale), nella trascrizione più fedele possibile, anche se non sempre ortodossa rispetto ai canoni dell'alfabeto fonetico, perché di esse ci interessa più lo spirito che la lettera: rappresentano infatti la condanna della guerra più esplicita e inequivocabile in quanto proveniente da chi la guerra ha sofferto e vissuto; e danno come logica conseguenza, garantita anche dalla profonda e sofferta umanità che le pèrmea - la misura dell'impegno nell'operare per la pace (ciascuno secondo le proprie possibilità, le proprie risorse ed i propri limiti) di questi umili artefici di STORIA e di CULTURA.

Era nostra intenzione iniziale effettuarne il maggior numero possibile ed espugnare poi i momenti che si riferivano ad esperienze comuni, in modo da offrire, attraverso una documentazione più ampia, una testimonianza più pro-fonda ed efficace. Realizzate le prime, ci siamo accorti che togliere una sola parola avrebbe significato depauperare ha STORIA; mentre il pubblicarne altre, avrebbe trasceso i limiti, le possibilità e gli scopi di questo "numero unico".

Pubblichiamo soltanto queste - le prime registrate - con ha convinzione che siano sufficienti a dimostrare le nostre affermazioni ed il rammarico di non poter pubblicare le impressioni e i ricordi di tutti gli Alpini arcadesi che, - ci piace crederlo - combattenti o no, per il solo fatto di essere Alpini tutti si riconoscono nella medesima matrice culturale.

 

SOMMARIO

- Intervista registrata il 5 marzo 1972.

Sergente SORDI Eugenio - classe 1899 - 3° Reggimento Artiglieria da Montagna - 9° Gruppo "Oneglia" - 25a Batteria.

- Intervista registrata il 5 marzo 1972.

Caporale BIGOLIN Gaetano - Classe 1911 - 3° Rgt. Artiglieria da Montagna - Richiamato nel marzo 1935 ed assegnato al 30° Artiglieria Brescia - Gruppo Belluno - 1a Batteria; iL Gruppo, aggregato alla Divisione C.C.N.N. "28 ottobre", parte per L'Etiopia nell'agosto 1935.

- Dagli appunti presi nel corso di un'intervista effettuata il 10 marzo 1972.

Alpino AMADIO Giuseppe - classe 1915 - Divisione Julia - 9° Rgt. Alpini - Battaglione "Val Cismon".

Venne richiamato alle armi il 7 settembre 1939 ed inviato a Courmayeur, nella cui zona erano in corso lavori di fortificazione e di sistemazione difensivo-offensiva in vista deII'attacco alla Francia. Successivamente fu a Ceresole Reale e al Piccolo San Bernardo dove lo colse la dichiarazione di guerra alla Francia (10 giugno 1940).

- Intervista registrata il 12 marzo 1972.

Caporale MARTINI Paolo - classe 1920 - 630° O.C. Divisione "Julia".

- Dagli appunti presi nel corso di un'intervista effettuata il 10 marzo 1972.

Alpino BRESSAN Narciso - Classe 1920 - Divisione "Pusteria" - 7° Alpini - Battaglione "FeItre" - 65a Compagnia.

- Intervista registrata il 12 marzo 1972.

Alpino BALDASSO Antonio - Classe 1910 - 7° Reggimento Alpini - Battaglione "Monte Antelao" - 2a Compagnia. Compie il servizio di leva a Feltre. Nel 1943 è nella zona di Villa Opicina dove il Btg. "Antelao" svolge compiti di presidio. Dopo l'8 settembre viene catturato dai tedeschi, tradotto a Lubiana e da li...


Nota.

La trascrizione dialettale delle interviste è stata eseguita nel modo più fedele possibile alle registrazioni o agli appunti, con un utilizzo non certamente ortodosso della punteggiatura e senza l’uso dell’alfabeto fonetico, al duplice scopo di renderla comprensibile al maggior numero possibile di lettori e, soprattutto, cercar di trasmettere loro la tensione emotiva dei protagonisti nel momento dell’intervista.

Allo stesso modo - e per i medesimi fini - la traduzione in lingua (1) è stata compiuta il più possibilmente “alla lettera”, cercando solo di rendere comprensibile la forma dialettale ad una platea più vasta, quale può essere in ipotesi quella di Internet, senza preoccupazioni di ordine grammaticale e sintattico.

Ognuna di tali interviste meriterebbe un accurato commento e uno scrupoloso confronto con le altre, impossibili, oltre che inopportuni in questa sede.

Siamo però che ognuno potrà riconoscervi motivi di analisi e di meditazione da molteplici punti di vista: psicologico, sociologico, umano, etico, religioso, ecc.

 

1) Resta poi da definire se per “lingua”, nel senso più pregnante del termine, si debba intendere quella “della cultura”, che è espressione dello stile di vita di un aggregato sociale e  che si suole definire “dialetto”, o quell’utilissima convenzione che pur consentendo un’intercomunicazione più ampia, non possiede però quella ricchezza di risonanza espressiva ed emotiva propria dei cosiddetti dialetti.